Biologico ed EcoBio … Ti presento il cosmetico !
Biologico indica quei prodotti in cui c’è la sola garanzia che la materia prima vegetale è di origine biologica; non si ha garanzia sull’origine delle altre sostanze presenti sul prodotto.
EcoBio indica quei prodotti che hanno queste caratteristiche:
Così come è importante conoscere la provenienza e la composizione di ciò che mangiamo, allo stesso modo è importante sapere che creme, detergenti e prodotti per la cura della persona utilizziamo!
A differenza dei prodotti alimentari, nel settore cosmetico non esiste alcuna legge che stabilisce cos’è un cosmetico biologico. La certificazione diventa, quindi, una scelta volontaria perseguita delle imprese più evolute e virtuose che sentono la necessità di fornire ai clienti garanzie maggiori, sottoponendosi ai controlli di un’organizzazione indipendente e professionale che si fa garante del loro corretto operare e delle qualità ecologiche dei prodotti.
Puoi valutare prodotti ed ingredienti consultando la lista dei prodotti certificati e dei relativi ingredienti (INCI)
Non esiste a livello europeo un regolamento che stabilisca gli standard per i cosmetici bio, così come accade per gli alimenti e alcuni prodotti trasformati. In attesa, gli enti di certificazione che si occupano delle produzioni alimentari hanno definito disciplinari ad hoc come il Cosmetic Organic Standard (promosso da una cordata di enti europei di certificazione tracui Bdih, Cosmebio, Ecocert green life, Icea e Soil Association), Natrue (Ccpb), Natural Cosmetic (Bioagricert), BioEcoCosmesi (Aiab). Per chi ha difficoltà a orientarsi tra tanti marchi e regolamenti, la cosa più semplice è forse verificare l’assenza degli ingredienti più pericolosi presenti nei cosmetici convenzionali e che invece tutti i disciplinari di bioecocosmesi vietano a cominciare dal Petrolatum (vaselina, ottenuta dal petrolio) e dal Paraffinum liquidum (paraffina, anch’essa di origine petrolifera). Queste sostanze rendono morbida, soffice e spalmabile la crema, ma sono poco biodegradabili e accusate di occludere i pori della pelle, ponendo le basi per irritazioni e sensibilizzazioni. Ecco perché al loro posto le formulazioni verdi utilizzano il Caprylic7Capric Triglyceride ottenuto dall’olio di cocco.
Un altro gruppo di ingredienti problematici sono i siliconi, ingredienti assai comuni in shampoo e balsami: ricoprono i capelli di una pellicola protettiva, che li fa sembrare più lucidi e brillanti, ma è solo apparenza, il capello rimane sfibrato! I siliconi, sono riconoscibili per il suffisso -thicone o -siloxane (es. dimethicone, cyclopentasiloxane).
Sul fronte dei conservanti, i più discussi sono i parabeni (finiscono in -paraben, per esempio ethylparaben, methilparaben, propylparaben), non ammessi dai disciplinari bio perché accusati di interferire con l’attività ormonale e, secondo alcuni studi, di provocare l’insorgenza di alcuni tipi di tumore.
Da evitare sono anche i cosmetici che contengono cessori di formaldeide, sostanza notoriamente cancerogena e e allergenica. I più comuni sono Imidazolidinyl urea e Diazolidinyl urea (conservanti), ma attenti anche a Sodium hydroximethil glycinate, Benzylhemiformal, 2-Bromo-2-nitropropane-1,3-diol, 5-Bromo-5-nitro-1,3-dioxane, Quaternium-15, DMDM Hydantoin, Methenamine.
Allo stesso modo, meglio stare lontani dai cosmetici che contengono ammine e amminoderivati, che si riconoscono perché finiscono con –ammine e per le sigle TEA, DEA, MEA O MIPA. Il rischio legato a queste componenti è il rilascio di nitrosammine, sostanze riconosciute come cancerogene.
Altrettanto sintetici, non biodegradabili e con una certa tossicità per gli organismi acquatici sono gli acrilati, polimeri ad azione emulsionante, viscosizzante, gelificante e filmogena. Si riconoscono perché spesso hanno il termine acrylates (per esempio Acrylates/c 10-30 alkil acrylate crosspolymer), o crosspolymer, styrene, copolymer o nylon.
Anche alcuni antiossidanti e sequestranti rientrano nel gruppo degli ingredienti problematici, in particolare i BHA o BHT, sostanze che impediscono agli oli presenti nelle creme di irrancidire e che possono interferire con il sistema ormonale. Un’analoga attenzione merita l’EDTA, anch’esso evita l’irrancidimento degli oli, ma non è biodegradabile ed è accusato di mobilizzare i metalli pesanti presenti nei fondali marini, facilitando il loro ingresso nella catena alimentare dei pesci e quindi dell’uomo.
Fra i tensioattivi da evitare ricordiamo il Sodium Laureth Sulfate (SLES) e il Sodium Lauryl Sulfate (SLS) ritenuti irritanti per la pelle.